Le mantidi religiose durante l’esperimento per testare il loro tipo di visione. Fotografia Newcastle University

Mantidi al cinema

Una studiosa inglese ha provvisto gli insetti predatori di occhiali 3-D e li ha messi davanti a uno schermo per confermare che sono dotati di vista binoculare come i mammiferi

di Carrie Arnold

Jenny Read e i suoi colleghi della Newcastle University, in Gran Bretagna, hanno costruito il primo cinema per insetti –  nella fattispecie, mantidi religiose che indossano minuscoli occhiali 3D.

Il loro obiettivo non è però mostrare alle mantidi l’ultimo episodio di Star Wars, bensì provare in maniera definitiva se questi insetti sono provvisti di visione binoculare – o stereopsia. I risultati dello studio, pubblicati di recente su Scientific Reports, confermano questa ipotesi.

Gli animali che vedono in stereopsia rilevano piccole differenze nella locazione di un oggetto percepite dall’occhio destro e dall’occhio sinistro per calcolare la distanza cui si trova. La maggior parte degli essere umani è provvista di visione binoculare, così come molti insetti e molti uccelli.

“Dal punto di vista di un insetto, il vantaggio della visione binoculare è quella di poter avere una determinazione accurata della profondità di campo quasi istantaneamente”, spiega il neuroscienziato Simon Laughlin della University of Cambridge, che studia la visione degli insetti da 45 anni.

Determinare la distanza è cruciale sia per i predatori in cerca di cibo che per le prede che vogliono sfuggire loro, continua Laughlin, che non ha preso parte alla ricerca.

Annosa questione

Trenta anni fa, fu proprio uno studente di dottorato di Laughlin, Sam Rossel, a fornire le prime indicazioni del fatto che la mantide religiosa fosse dotata di una vista come quella degli esseri umani.

L’ipotesi sembrò azzardata, in quanto gli occhi degli insetti si sono evoluti in modo indipendente da quelli degli esseri umani, e la stereopsia era considerata una caratteristica propria dei mammiferi che hanno gli occhi rivolti in avanti. Lo studio di Rossel, pubblicato su Nature nel 1983, indicava il contrario.

Da allora ben poche ricerche sono state svolte sull’argomento, almeno fino a quando Read non si è ritrovata a chiacchierare casualmente con una collega che aveva appena ricevuto dall’Africa alcune mantidi religiose della specie Sphodromantis lineola.

Sorgente: Mantidi al cinema – National Geographic

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