HONG KONG. 1952. Harbour of Kowloon.

Werner Bischof, il fotografo che ha esplorato “il volto vero del mondo”

Un’opera d’arte è sempre anche un documento del suo tempo, mentre un documento non sempre è anche un’opera d’arte. Le foto documentarie di Werner Bischof—protagonista dell’età d’oro del fotoreportage e primo iscritto alla prestigiosa agenzia Magnum Photos fondata da Robert Capa Henri Cartier-Bresson nel 1947—sono, tutte, anche opere d’arte.

Perciò, se il fotogiornalismo e le immagini in bianco e nero ti appassionano, non lasciarti sfuggire la ricca mostra antologica dedicata a questo grande fotografo svizzero presso la Casa dei Tre Oci di Venezia.

Per visitare Werner Bischof. Fotografie 1934-1954 hai tempo fino al 28 febbraio 2018, e chissà, forse una sola visita non ti basterà: l’esposizione contiene ben 250 fotografie, 20 delle quali scattate in Italia.

WERNER BISCHOF, ANATOMIA DELL’IRREQUIETEZZA

Werner Bischof nasce nel 1916 a Zurigo, si dedica inizialmente alla pittura ma l’abbandona presto per intraprendere la carriera di fotografo pubblicitario. In breve abbandona anche quella, per darsi alla fotografia naturalistica dal 1942. Nel 1945 raccoglie scatti delle devastazioni causate dalla guerra. Con quelli diventa celebre e trova finalmente la sua strada come fotografo: avrebbe dedicato la vita a “esplorare il volto vero del mondo”.

Bischof inizia a viaggiare e non smette più. Visita l’Italia e la Grecia, in Engadina riprende le Olimpiadi Invernali per la rivista LIFE, viaggia in Europa del Nord.

Poi in India, dove sempre per LIFE realizza uno splendido reportage: ritraendo un Paese che, nella miseria, lascia intravedere barlumi dello sviluppo futuro.

Viaggia ancora nei primi anni ’50: Corea, Giappone, Hong Kong. Il suo stile raggiunge vette di eleganza.

Nel 1953, dopo una serie di foto a colori scattate negli USA, si reca in America del Sud: Messico, Panama, Perù. Qui scatterà una delle sue foto più celebri, On the road to Cuzco. Sempre nelle Ande, nel 1954, ad appena 38 anni, Bischof trova la morte precoce a causa di un incidente.

WERNER BISCHOF: LA SEMPLICITÀ INGANNEVOLE

Bischof mal sopportava il sensazionalismo implicito nella linea editoriale delle riviste per cui lavorava: LIFEThe ObserverEpoca e altri. La maggior parte delle sue fotografie sono a “ritmo lento”. Osservando le foto di Bischof ci rendiamo conto che l’inquadratura non contiene un “momento decisivo” alla Cartier-Bresson: in questo sta la loro bellezza. In un celebre scatto che ritrae due figure umane decentrate presso il Santuario Meiji a Tokyo, sotto una nevicata, Bischof riesce a trasformare in immagine il silenzio.

Offre una simile impressione la foto del porto di Kowloon (Hong Kong) del 1952. Le barche di giunco in processione conducono lo sguardo fuori dall’inquadratura, apparentemente poco studiata, imprimendo nell’osservatore una sensazione di vastità.

Come ogni artista molto serio, ma non serioso, Werner Bischof aveva un bel senso dell’umorismo. Questa immagine—tratta dal reportage After the War del 1950—ritrae un gruppetto di pinguini accompagnati in una passeggiata promozionale per le strade di Edimburgo.

GREAT-BRITAIN. 1950. Scotland region. Town of Edinburgh. Penguins from the zoo taking their weekly walk. The director of the zoo walks them through the city every week in order to attract people to the zoo.

La mostra, organizzata in collaborazione con Magnum Photos dalla Fondazione di Venezia e Civita Tre Venezie, è curata da Marco Bischof, figlio dell’artista.

Sorgente: Hello! World

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