Tra i disegni di Edward Carey. Oggetti, persone e paesaggi dell’Inghilterra vittoriana
di Giuseppe Fantasia
Nel lavoro di Edward Carey, una delle voci più esaltanti della narrativa inglese contemporanea, tutto ha sempre inizio da un disegno. Linee tracciate a matita che fanno nascere personaggi, luoghi, oggetti e tanti, tantissimi rifiuti, gli stessi che poi ritroviamo nei suoi romanzi dedicati agli Iremonger, una famiglia molto particolare dell’Inghilterra vittoriana che si distingue dalle altre perché tutti i suoi componenti hanno come caratteristica quella di essere legati, sin dalla nascita, ad un oggetto capace di descriverne gusti e carattere. Del resto, “la vita ti sembra in qualche modo migliore quando hai qualcosa da stringere”, si legge nei I segreti di Heap House, primo romanzo dela saga di cui è uscito in questi giorni il secondo libro, Foulsham, pubblicato sempre da Bompiani e sempre tradotto da Sergio Claudio Perroni.
A Carey e al suo genio creativo, la città di Milano e l’ultima edizione di Book City appena conclusa, hanno dedicato Gli Iremonger. Ritratti di Edward Carey, una mostra/tributo a cura di Elisabetta Sgarbi, ospitata fino al 6 novembre prossimo negli spazi della galleria Antonia Jannone-Disegni di Architettura in Corso Garibaldi.
In quarantuno disegni è ripercorsa la storia di quell’eccentrica famiglia inglese, a cominciare proprio dal suo protagonista, Clod, un ragazzo di talento vestito sempre con un abito scuro e ha una camicia chiara su cui spicca un papillon. Come il suo patriarca, è un “ascoltatore” perché riesce a udire i sussurri degli oggetti grazie agli insegnamenti della nonna che decide l’attribuzione di ogni singolo oggetto, necessario per vedere l’anima di una persona o del suo peccato.