Quando la foto sceglie il dettaglio
Fotografare è soprattutto fare una selezione. È l’atto deliberato di raggruppare dentro un rettangolo solo una porzione di mondo.
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Fotografare è soprattutto fare una selezione. È l’atto deliberato di raggruppare dentro un rettangolo solo una porzione di mondo. Ma significativa. Capace di raccontare quello che c’è attorno e non vediamo, quello che c’è stato prima e persino ciò che potrebbe esserci dopo.
La selezione può arrivare all’individuazione estrema di un solo dettaglio. Un particolare che, come un frattale, contiene e riflette tutto il resto.
Sono scelte difficili; ci vuole poco a cadere nel banale o nell’insignificante. E forse proprio per questo è un genere che mi piace particolarmente. Perché per decidere di lasciare fuori tutto, tranne un solo elemento, ci vogliono coraggio e talento.
Ma cosa ci deve essere perché un dettaglio funzioni?
Principalmente deve evocare altro. E quindi deve avere una forma riconoscibile, si deve capire a cosa appartiene per poter immaginare tutto il resto. Un po’ come le forme stilizzate: non si può andare oltre una certa sottrazione di segni.
Quindi il dettaglio non è una macrofotografia: quella serve a mostrare nitidamente qualcosa che è piccolo ma completo. Un insetto, un fiore, ad esempio.
Il dettaglio, invece, è una parte del tutto. Che consente di immaginarlo.
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