L’unica foto autentica dell’ultima carica della cavalleria italiana, scattata all’alba del 24 agosto 1942 nei pressi del villaggio di Izbuscenskij, poco lontano dal Don, da Carlo Comello, che all’epoca aveva 22 anni e faceva parte del reggimento Savoia Cavalleria

“Ho fotografato l’ultima carica della cavalleria italiana”

Campagna di Russia, 24 agosto 1942: di quell’epico assalto si credeva non ci fossero immagini originali. Invece una esisteva: la scattò un artigliere che oggi, a 96 anni, racconta la sua storia

di CLAUDIO BRESSANI

Il mondo sta accelerando. E la guerra, che del mondo è sempre stata un termometro precisissimo, cambia ancora più velocemente. Eppure, nell’era dei satelliti, dei missili e dei droni, c’è chi può dire di aver visto con i propri occhi la guerra dell’800, quella studiata da Carl von Clausewitz per il suo celebre trattato. Carlo Comello, ex agricoltore di Castelnovetto, piccolo centro della Lomellina quasi ai confini con il Piemonte, è stato testimone dell’ultima carica di cavalleria dell’esercito italiano, durante la campagna di Russia. Non solo: scattò l’unica fotografia originale esistente di quell’assalto. Era l’alba del 24 agosto 1942, nei pressi del villaggio di Izbuscenskij, poco lontano dal Don: quattro squadroni del reggimento Savoia Cavalleria, 700 uomini in tutto e i loro destrieri, si lanciarono nel combattimento e dispersero 2500 fanti siberiani armati di mitragliatrici e mortai.

I filmati posticci

«Io ero là», ricorda oggi, lucidissimo a dispetto dei suoi 96 anni. Allora ne aveva 22 ed era in forza al 3° reggimento artiglieria Celere, 1° gruppo artiglieria a cavallo. È nato e sempre vissuto a Castelnovetto. Fino a un mese fa abitava ancora da solo, poi per colpa di una fastidiosa cicatrice che non voleva rimarginarsi sotto un piede («Si era congelato in Russia») si è trasferito alla casa di riposo del paese, l’Asilo Gambarana, ricavata nello stesso stabile in cui quasi un secolo fa frequentò le scuole elementari. Di quell’epico scontro si è sempre creduto che non esistessero immagini originali, al punto che poche settimane dopo dall’Italia fu inviata una troupe dell’Istituto Luce per realizzare riprese posticce da utilizzare per la propaganda di regime nei cinegiornali. Ufficiali e soldati si prestarono malvolentieri a ripetere a beneficio della cinepresa un finto assalto nella steppa e nei campi di girasole, nel timore di sfiancare ulteriormente i loro cavalli già provati.

Sorgente: “Ho fotografato l’ultima carica della cavalleria italiana” – La Stampa

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