Questi ritratti evidenziano la bellezza della diversità fra culture

Le differenze culturali fra i vari popoli del mondo rappresentano una ricchezza: l’unicità di una tradizione e di una cultura porta con sé la storia del genere umano, in tutte le sue sfaccettature. E la fotografia è un mezzo potente per documentare questa diversità. Recentemente il fotografo Alexander Khimushin ha realizzato una collezione di ritratti per testimoniarlo.

Il progetto del fotografo russo si chiama The World In Faces, ed è partito otto anni fa: quando Khimushin ha deciso di iniziare un vero e proprio tour mondiale che lo ha visto viaggiare nei luoghi più remoti della Terra. Il suo intento, infatti, era quello di confrontarsi con una serie di realtà sociali estremamente diverse: popolazioni indigene, tribù, insediamenti isolati.

“Volevo documentare soprattutto gli abitanti di quei luoghi in cui le tradizioni e la cultura rappresentano ancora oggi un tratto estremamente distintivo,” ha dichiarato parlando del suo progetto. E voleva farlo perché nel mondo contemporaneo, a causa dell’avanzare della tecnologia, della globalizzazione e soprattutto di conflitti bellici, molte di queste antiche civiltà stanno scomparendo.

La scelta estetica che Khimushin ha adottato per raccontare questo suo viaggio attraverso le culture più disparate è quella del ritratto. Il modo più semplice per comunicare quanto la cultura sia identificabile anche attraverso l’aspetto esteriore: abiti, acconciature, gioielli, tratti somatici.

I ritratti che fanno parte di “The World In Faces” sono una vera e propria mappa estetica che percorre il pianeta: dall’Africa all’estremo oriente, dall’India fino all’America Latina. Afghanistan, Samoa, Marocco, Etiopia, Siberia, Mongolia, Guatemala: i volti ritratti dal fotografo russo coprono una collezione di storie e tradizioni unica nel suo genere.

Si passa dagli sfarzosi abiti da festa della tribù guatemalteca Mam, ai morigerati abiti dei monaci buddisti che vivono nel monastero di Diskit, fino alle decorazioni tribali della popolazione etiope Hamer. Tutto questo, raccontato attraverso gli occhi, i sorrisi, le espressioni degli individui che ne fanno parte: piccoli tasselli che raccontano storie antichissime.

Progetti come quello proposto da Khimushin, insomma, sono in grado di compiere il più grande merito dell’arte fotografica: documentare la realtà, attraverso le sue sfumature.

Sorgente: Hello! World

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

16 + 8 =

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.