Il Kuwait in fiamme di Salgado in mostra a Milano

Alla Forma Meravigli di Milano, “Kuwait. Un deserto in fiamme” di Salgado fino al 28 gennaio 2018

di Ilaria Giudice

«La fotografia è una forma di vita, è un modus vivendi», racconta il brasiliano Sebastiao Salgado in un’intervista rilasciata  nel 2014; un modus vivendi che l’ha portato, negli anni, a testimoniare le grandi e le piccole cose del mondo: la fine della manodopera industriale su larga scala, lo spostamento di massa di popolazioni a causa di carestie e di disastri ambientali, quelle parti di pianeta non ancora contaminate dalla società civile, un progetto durato 8 anni che trova compimento nel libro Genesis.

Agli inizi degli anni Novanta, Salgado testimonia «un autentico cataclisma», come lui stesso lo definisce, quello dell’esplosione di moltissimi pozzi petroliferi in Kuwait per mano dei soldati iracheni alla fine della prima Guerra del Golfo: lo scenario surreale e catastrofico ricorda film apocalittici.

Fu come assistere alla fine del mondo. Un mondo nero intriso di morte

È questo il reportage in mostra nella galleria milanese Forma Meravigli, trentaquattro fotografie in grande formato che ritraggono quei tragici mesi e che ripercorrono gli sforzi delle squadre di specialisti che da tutto il mondo intervennero per ripristinare la situazione e contenere i danni.

Nel film-documentario Il Sale della Terra, il fotografo ricorda quei momenti e racconta che in Kuwait sembrava di lavorare in un grande teatro con un palcoscenico delle dimensioni dell’intero pianeta: «c’erano colonne di fumo pesante, il fumo era così denso che il sole non passava e anche quando l’incendio era spento la terra rimaneva bollente».

Ricorda il duro lavoro dei pompieri, in particolare di alcuni pompieri canadesi che ogni giorno ripulivano il loro camion per farne riemergere il colore rosso sgargiante. Ogni sera quel camion ritornava nero e loro lo ripulivano.

L’interesse di Salgado per l’umanità è evidente qui come lo è in tutti i suoi progetti. La condizione dell’uomo è il perno della sua fotografia.

Kuwait un deserto in fiamme Salgado
Foto di Flavia Castorina

Ancora una volta, Salgado è riuscito a rendere con il bianco e nero ogni sfumatura, ogni colore. Il lettore lo vede lo stesso il rosso infuocato delle esplosioni, ne percepisce il calore, l’odore; le immagini sembrano tanto vivide che il fumo sembra quasi muoversi, uscire dalla cornice e investire chi guarda.

Ventisei anni dopo, queste fotografie sono ancora attuali, tanto che Salgado ha deciso di riprendere in mano quegli scatti e di ampliare il reportage con immagini inedite.

Queste fotografie sono attuali come lo sono tutte le testimonianze di qualcosa del passato, attuali nel loro insegnamento, nel loro monito: guardare indietro e fare in modo che cose del genere non accadano più.

salgado kuwait. un deserto in fiamme
© Sebastião Salgado /Amazonas Images/Contrasto

Chi è Sebastiao Salgado

Sebastiao Salgado è uno dei più importanti fotografi contemporanei. Nato nel 1944 in Brasile, paese a cui è molto legato e che lo spinge ad amare anche l’Africa – in un’intervista sottolinea il fatto che Africa e Brasile un tempo erano un’unica terra e che i loro confini coincidono – ora vive a Parigi.

I suoi sono tutti progetti ad ampio respiro, che durano anni e che lo portano a visitare diverse parti di pianeta. Il progetto Genesis, ad esempio, l’ha condotto su strade mai percorse, verso luoghi sconosciuti. La mano dell’uomo, invece, lo ha impegnato per ben sei anni e l’ha portato in 26 diversi paesi.

Il più volte nominato “fotografo dell’anno” si forma come economista in Brasile e comincia a fotografare negli anni Settanta, in modo amatoriale, quando compie alcuni viaggi in Africa per conto dell’Organizzazione Mondiale del Caffè per cui lavora.

Nel 1973 deciderà di intraprendere un viaggio di tre anni in Africa, come fotografo, per testimoniare i problemi del Terzo mondo. Da quel momento in poi Salgado economista diventa Salgado fotografo.

«Non sono spinto dall’idea di fare foto belle o di diventare famoso ma da un senso di responsabilità : io scrivo con la macchini fotografica, è la lingua che ho scelto per esprimermi e la fotografia è tutta la mia vita. Non penso troppo alla luce e alla composizione, il mio stile è dentro di me e quella luce è quella del Brasile, quella che porto dentro di me da quando sono nato»

Salgado Kuwait un deserto in fiamme
Sebastiao Salgado

La mostra, Kuwait. Un deserto in fiamme, visitabile fino al 28 gennaio 2018, è realizzata in collaborazione con Amazonas Images, e promossa da Forma Meravigli, un’iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano, MonzaBrianza, Lodi e Contrasto.

Di seguito il trailer del film documentario Il Sale della Terra:


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