Adone e Venere di Canova, un capolavoro di dolcezza e intimità

Quando si cita Antonio Canova è inevitabile che venga subito in mente la scultura “Amore e Psiche”. Nonostante sia indubbiamente la sua opera più nota, però, esiste un altro capolavoro del maestro del neoclassicismo italiano che andrebbe ricordato. Si tratta di “Adone e Venere”: un gruppo scultoreo in marmo, alto circa centottanta centimetri, e ispirato ai dettami su stile e armonia dello storico dell’arte Winckelmann.

Al di là della armoniosa bellezza dell’opera, è importante soprattutto sottolineare che fu fortemente voluta dal suo autore: mentre Amore e Psiche venne commissionata dal colonnello John Campbell, la scultura Adone e Venere fu concepita direttamente da Antonio Canova. Per scolpirla con cura gli ci vollero circa cinque anni (17891794), per venderla molto meno.

La statua fu acquistata dal patrizio genovese Giovan Domenico Berio marchese di Salza, il quale la collocò nel giardino della sua tenuta a Napoli, nella centralissima via Toledo. Come scrisse Canova in una lettera indirizzata a Giovanni Falier, nei mesi successivi intenditori e appassionati gli mandarono più volte “complimenti vivissimi” per il lavoro svolto.

Eppure, Canova non era del tutto soddisfatto del risultato tanto che, quando la scultura passò al colonnello Guillaume Favre, decise di effettuare gratuitamente degli interventi al panneggio di Venere. Attualmente, invece, “Adone e Venere” è esposta al Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra.

Proprio lì è possibile osservare al meglio il dettaglio più toccante dell’opera: Venere che si poggia ad Adone tenendogli la mano destra sulle spalle e la sinistra sul mento. Per chi non si ricordasse della sventurata storia dei protagonisti, la statua rappresenta il preannunciato saluto tra i due un istante prima della morte di Adone.

canova adone venere

LA STORIA DEL MITO

Siamo a Cipro. Mirra è talmente invaghita del padre, re Cinira, che con vari sotterfugi riesce a passare una notte con lui. Rimane incinta.

Dopo qualche tempo l’uomo viene a conoscenza dell’inganno della figlia, che da quel momento in poi è in pericolo di vita. Lei scappa, sa che corre dei rischi, e gli dei per salvarla decidono di tramutarla in una pianta. Da questa nasce Adone, il quale viene raccolto da Venere che lo affida a Proserpina.

Dopo molti anni Venere ritorna negli inferi per rivedere Adone, che nel frattempo è diventato un uomo bellissimo. La dea dell’amore a quel punto vuole portarlo con sé, ma incontra l’opposizione di Proserpina. A questo punto interviene Giove, il quale decide che Adone dovrà passare  sei mesi con Venere, e altri sei con Proserpina.

Arrivato sulla terra Adone si appassiona alla caccia, Venere lo accompagna spesso, e gli ricorda di stare molto attento. “Tu, amore mio, cerca di evitare quelle belve che non offrono le spalle in fuga, ma il petto per combattere, perché il tuo ardimento non sia di danno a entrambi”.

Queste sono proprio le ultime parole che Venere rivolge all’amato Adone, nelle “Metamorfosi” di Ovidio, prima che venga travolto da un feroce cinghiale mandato da Marte (il quale era geloso dei due, perché innamorato di Venere).

Sorgente: Hello! World

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

tre × uno =

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.